Lo scrittore statunitense William S. Burroughs, già negli anni settanta del secolo scorso, profetizzava che la fantascienza possiede il brutto vizio di realizzarsi.
Nel 1992, il romanziere di fantascienza Neal Stephenson descrisse, in un libro intitolato Snow Crash, una realtà virtuale condivisa tramite internet dove gli esseri umani interagiscono tramite un’immagine di facciata (avatar). Questa realtà virtuale prendeva il nome di Metaverso.
Fino a qualche anno fa non si pensava affatto che il mondo reale finisse per far parte di una realtà virtuale alternativa. Si credeva l’esatto contrario e cioè che fosse la realtà digitale ad invadere quella reale. E così è stato fino all’avvento del Metaverso, anche definito il futuro di internet.
Internet come lo abbiamo conosciuto negli ultimi lustri è solo il rudimento del metaverso.
Volendo dare una definizione del Metaverso, immaginiamolo come un set di spazi digitali interconnessi che consentono di realizzare azioni impossibili nel mondo fisico.
Sul piano pratico pensiamo alla routine quotidiana e decliniamola in forma virtuale: riunioni, incontri, sport, spettacoli, acquisti ecc. Tutto ciò sarà convertito in formato digitale e supportato da elettrostimilatori ed elettropercettori collegati al corpo umano (occhiali, cuffie, guanti, tute ecc.).
Se sino ad oggi l’esperienza della navigazione in rete è avvenuta percependo le rappresentazioni grafiche dei c.d. siti web, con il metaverso la navigazione in rete cambierà completamente aspetto, in quanto i dispositivi di percezione del nuovo web di metaverso consentiranno all’utente una percezione olografica assolutamente immersiva, non solo sul piano visivo ed uditivo, ma anche epidermico.
Verranno ad esistere – e coesistere – nuovi e completi ambienti sociali, con tutto ciò che ne consegue sul piano emotivo soprattutto, ma anche fisico, considerati i dispositivi elettrostimolanti che in futuro verranno sempre maggiormente implementati.
Assumono precipua rilevanza, in tale ordine di idee, gli apporti conoscitivi forniti delle ricerche neurologiche e neuroscientifiche.
La risposta enzimatica-emotiva dell’organismo è strutturata in modo tale da seguire la stimolazione sensoriale convogliata al cervello attraverso gli organi di senso. Durante il sonno, la percezione di una situazione di pericolo soltanto onirica produce una risposta enzimatica-emotiva simile alle percezioni di situazioni di pericolo provenienti durante la veglia dal mondo reale. Allo stesso modo, le percezioni di situazioni di pericolo provenienti dal metaverso – realtà virtuale estremamente immersiva – produrrà nell’organismo umano le stesse sensazioni negativa – di dolore, spavento, angoscia ecc. – provenienti dal mondo reale. E lo stesso dicasi per le altre sensazioni, anche di piacere, di estasi ecc.
Se aggiungiamo che attraverso dispositivi di elettrostimolazione collegati al corpo sarà possibile la produzione di sensazioni fisiche di tipo organico (dolore o piacere fisico), si comprende come l’introduzione nell’esistenza umana del metaverso (o forse sarebbe meglio dire, dell’esistenza umana nel metaverso) è un dato assolutamente rilevante per il diritto.
Per non parlare delle implicazioni giuridiche che un mondo o più mondi virtuali assolutamente immerisivi verranno a produrre sul paino della riservatezza e dell’identità personale, considerata la vulnerabilità della sicurezza nel mondo digitale e la possibilità di agire ed interagire negli ambienti virtuali del metaverso attraverso infinite identità ed immagini di sé, fittizie (avatar).
Tra le maggiori implicazioni ci saranno anche quelle riguardanti i crimini contro la persona. Quale rilevanza assumerà nel diritto penale positivo il dolore fisico o morale inflitto nel metaverso (metacrimine). Oppure, un approccio sessuale contro la volontà di un avatar? Sarà lesione il dolore fisico suscitato da un elettrostimolatore indossato da un soggetto ed attivato dalla condotta digitale tenuta da altro soggetto interagente nella dimensione virtuale? Attualmente, le condotte volte ad incidere negativamente sui valori umani perpetrate attraverso l’assetto attuale di internet assumono decisamente rilevanza per il diritto positivo (così, ad esempio, per le espressioni ingiuriose diffuse attraverso i social).
E sarà concepibile il diritto al metaverso della persona che ha incentrato in modalità avatar la maggior parte dei suoi interessi e si vede, indebitamente, negare tale approccio pur rimanendo illeso nella propria integrità psico-fisica e mantenendo comunque la facoltà di operare, alternativamente, in altre dimensioni virtuali o comunque nel mondo reale? Sarà possibile concepire come crimine la compressione della libertà virtuale di agire nel metaverso?
La sicurezza “sociale” del metaverso sarà, certamente, il problema fondamentale che il consorzio umano e le pubbliche istituzioni dovranno affrontare. Chi e come gestirà la sicurezza negli infiniti mondi virtuali che verranno a proliferare. Come verrà affrontato, sul piano giuridico, il problema della documentazione dell’esperienza virtuale in un universo di bit le cui tracce potrebbero svanire di punto in bianco con una semplice interruzione di energia?
Secondo lo scrittore argentino Jorge Luis Borges, gli specchi sono abominevoli, perchè moltiplicano la realtà.